Quegli invisibili buchi neri
50 anni fa gli astronomi scoprirono per la prima volta nella costellazione della Vergine una sorgente radio molto potente, corrispondente ad un puntino luminoso. Non sapendo come catalogare questo oggetto, che emetteva troppa energia per essere una semplice stella, lo chiamarono quasar (radio sorgente quasi stellare). Da allora si è compreso che i quasar, gli oggetti più luminosi dell’universo, sono buchi neri al centro di grandi galassie come la nostra Via Lattea. Questi mostri cosmici inghiottono tutto quello che c’è nelle vicinanze, stelle e luce comprese: durante questo processo, la materia che cade nel buco nero, spiraleggiando ed accelerando, emette una fortissima radiazione che ci permette di studiare le caratteristiche del buco nero anche senza vederlo (alcune delle immagini che mostriamo sono infatti rappresentazioni artistiche elaborate dalla Nasa). Sulla base di queste caratteristiche “indirette”, due studiosi hanno pubblicato sulla rivista Nature il primo catalogo di 20 mila buchi neri dell’universo.